Il senso della vita tra caso, destino e provvidenza
Giovedì 18 novembre 2010 alle ore 17,15 presso la Sala convegni del Palazzo della Gran Guardia (Verona) si terrà un incontro con Marcello Veneziani, il noto giornalista, scrittore e filosofo autore del recente Amor fati. La vita tra caso e destino. Dialogheranno con lui Carlo Bortolozzo, presidente del Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto, e Giuseppe Perazzolo, storico dell’Opera Don Calabria. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili. Con il patrocinio del Comune di Verona e della Facoltà di Scienze della Formazione, l’incontro, proposto da Fondazione Giorgio Zanotto e Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto, si colloca nell’ambito delle 4 giornate del Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana – Opera Don Calabria, e nasce dal desiderio di approfondire i temi affrontati nell’ultimo libro di Marcello Veneziani: Amor fati: la vita tra caso e destino, pubblicato da Mondadori. «Nel senso corrente, il destino è pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita e inchioda a una sorte. In realtà il destino radica lessere nellavvenire, dà senso allaccadere, connette lesistenza a un disegno e a una persistenza. Essere è avere un destino». Oggi viviamo in un deserto di senso gremito di accessori. Abbiamo tutto, meno il senso della vita. E per la prima volta avvertiamo un cortocircuito di spazio e tempo, che produce insieme sradicamento, cioè perdita irreparabile di un luogo percepito come casa e rifugio, e «attimismo», cioè scomparsa del passato e del futuro nel gorgo del presente. Liberarci dal destino non ci ha restituito la libertà e il senno, ci ha lasciati in balìa del caso, un tiranno ancor più cieco e più folle. Salvo poi attaccarci alla superstizione dei segni zodiacali, degli oroscopi e della scaramanzia, per conferire un ordito allesistenza. È possibile oggi ripensare il destino per riconoscere un disegno intelligente alla vita al di fuori dei determinismi sempre più invadenti della scienza? Marcello Veneziani affronta il tema del destino spostando la chiave di lettura «ad altezza duomo» e passando dal fato in sé – entità metafisica e solenne – ai suoi amanti, ovvero a chi davanti al tramonto di storia, fede e pensiero non finge che nulla sia accaduto, non vuol tornare indietro e nemmeno si congratula per la liberazione avvenuta, ma riparte dal pensiero in relazione alla realtà e alla presente tabula rasa. Un tentativo di superare Nietzsche e il nichilismo, riallacciandosi ai classici e alla tradizione neoplatonica, fino a Simone Weil e a María Zambrano. Amor fati è così lantidoto al fatalismo contemporaneo che giudica senza scampo lavvenire; è accogliere lessere nel suo accadere, è il pensiero in cui collimano la libertà e il destino. Sul piano pratico è accettare la vita, i propri limiti e le proprie responsabilità, non distruggersi per essere altro e altrove, è amore metafisico per la realtà. In unepoca fondata sullagito ergo sum, Amor fati è la serenità degli inquieti. Le 4 giornate di Studi Calabriani in cui si colloca l’incontro hanno ricevuto l’accredito da parte della Facoltà di Scienze della Formazione. Ulteriori informazioni presso la segreteria della Facoltà (referente prof.ssa Paola Dal Toso).