Da Montecassino ai buddha afgani. Uomini e monumenti, vittime di guerra
La Fondazione Giorgio Zanotto e Convento di San Bernardino sono lieti di invitarLa all’incontro “Da Montecassino ai buddha afgani. Uomini e monumenti, vittime di guerra “ che si terrà martedì 29 aprile 2014 ore 20,45 presso la Chiesa di San Bernardino di Verona (Str. A. Provolo, 28 – Verona). Ingresso libero fino a esaurimento posti. Valerio Pellizzari, autore di “In battaglia quando l’uva è matura” Giornalista e scrittore. Per oltre 40 anni ha viaggiato in Europa orientale, nel mondo islamico, in Asia centrale, in Tibet, e nell’Estremo oriente, fino alla Corea del Nord. Ha pubblicato “L’Asia dopo il ping pong”, “Vietnam senza memoria”, “Kabul-Kabul” con Ettore Mo, “La stanza di Alì Baba”, “In battaglia quando l’uva è matura”. È stato testimone diretto della rivolta a Tienanmen, del crollo dell’impero sovietico, della caduta di Saddam. Ha intervistato Milosevic prima che entrasse in carcere. Ha lavorato dodici anni per ricostruire la vicenda dei sette monaci francesi uccisi in Algeria. “In battaglia, quando l’uva è matura” è il titolo del libro che ha dedicato all’Afghanistan, paese che frequenta da oltre quarant’anni , crocevia di scontri internazionali e guerre che durano da decenni. Racconta senza pregiudizi storie di vita autentiche e inattese, ambientate in un paese che il lettore vorrebbe aver conosciuto nella sua originaria bellezza. Oggi il cuore della capitale, Kabul, è espropriato, circondato da alte mura, telecamere, reticolati, vietato agli afgani, riservato agli stranieri e agli uffici governativi. In cielo grandi palloni lenti e silenziosi come animali da preda sorvegliano la vita delle persone. Sullo sfondo valli ricche di verde e di acqua, pianure arse e pietrose. La tradizione ricorda che questo paese da secoli è l’orgoglioso e turbolento “cimitero degli imperi”, o meglio degli eserciti imperiali. Dopo oltre trent’anni di macerie l’Afghanistan è un mondo dissociato tra aquiloni e kalashnikov, tra giardini segreti curati con amore e attentati brutali, continui, tra vendette tribali e nevrosi del mondo digitale. Un’occasione, quella di martedì, per riflettere sull’etica perduta delle guerre moderne e sulle tante contraddizioni della grande diplomazia. Nando Tasciotti, autore di “Montecassino 1944” È giornalista d’inchiesta. E’ stato inviato speciale de «Il Messaggero», in Italia e all’estero, e coautore di vari libri. Abita a Roma, ma sin dal dopoguerra ha vissuto a lungo a Cassino, conoscendo direttamente luoghi storici della Linea Gustav e sopravvissuti al bombardamento dell’Abbazia. Sui lloro racconti, e su documenti inediti sul ruolo di Churchill e sull’impegno del Vaticano, ha imperniato – dopo cinque anni di ricerche – il suo attuale libro “Montecassino 1944” “Montecassino 1944” Roosevelt disse di averlo appreso da un «giornale del pomeriggio», Churchill non ne parlò per anni. Ma fu solo dei militari alleati la decisione di bombardare l’abbazia di Montecassino il 15 febbraio 1944? Con questo libro-inchiesta – ricco di testimonianze dirette di monaci e rifugiati sopravvissuti e di documenti inediti dei National Archives di Londra, del Churchill Archives Centre di Cambridge e della Santa Sede – Nando Tasciotti segue non solo la trama della battaglia che dal 12 gennaio al 18 maggio ’44 coinvolse soldati di oltre venti nazioni, ma documenta soprattutto gli scenari politico-diplomatici della vicenda, ciò che accadde in Vaticano, a Londra, Berlino e Washington prima, durante e dopo il bombardamento. Perché, distrutto il monastero, Hitler esultò, Roosevelt mentì, Pio XII tacque e Churchill si nascose? Il premier britannico non poteva non sapere quel che stava accadendo sulla Linea Gustav. Dal 26 gennaio al 14 febbraio ’44 Churchill scambiò con i generali Alexander e Wilson almeno 10 telegrammi relativi al fronte di Cassino e all’attività del corpo neozelandese. E l’ultimo, forse decisivo, fu inviato venti ore prima del bombardamento. A 70 anni da quel tragico avvenimento – partendo dal salvataggio dei tesori dell’abbazia, e di quello di San Gennaro che vi era stato nascosto – l’autore apre nuovi scenari su quello che i tedeschi propagandarono come «un crimine», gli inglesi definirono «una necessità militare» e gli americani, ma solo più avanti, «un tragico errore».