"Un abbraccio che fa crescere", in memoria di Giorgio Zanotto
Ricorre oggi, 24 ottobre 2013, il 14° anno dalla scomparsa di Giorgio Zanotto
Grazie alle Fondazioni Zanotto e Cattolica arriva all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona il progetto “Un abbraccio che fa crescere” per i bambini nati prematuri Grazie al coinvolgimento e al contributo della Fondazione Giorgio Zanotto e della Fondazione Cattolica Assicurazioni approda a Verona, presso il reparto di Patologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Integrata di Verona diretto dal Prof. Ezio Maria Padovani, il progetto Un abbraccio che fa crescere. Si tratta di un sostegno concreto ai genitori di bambini nati prematuri attraverso un processo di sensibilizzazione sull’importanza del contatto corporeo all’interno delle unità di Terapia Intensiva Neonatale. La nascita di un bambino prematuro è un duro colpo per i genitori. Spesso questa situazione sfocia in vulnerabilità psicologica del genitore e soprattutto della madre, aggravata dalla separazione dal bambino e dall’incapacità di stabilire un contatto con il figlio. Un abbraccio che fa crescere si basa sulla valorizzazione della “cura affettiva” del prematuro cioè sull’attuazione di pratiche che favoriscono il contatto corporeo e la vicinanza tra genitore-figlio come può essere la marsupioterapia o Kangaroo Mother Care, già molto in uso all’estero”, spiega Raffaella Doni, Vicepresidente di Focus e responsabile del progetto. La Fondazione Zanotto ha scelto di sposare questa iniziativa per ricordare Giorgio Zanotto a 14 anni dalla scomparsa. Nel 1994, sensibilizzato da un caso che toccò personalmente l’attuale segretario della Fondazione Romano Tavella, a cui nacque un nipote prematuro, Giorgio Zanotto si impegnò fattivamente attraverso la Banca Popolare di Verona, di cui era presidente, per dotare di strumentazioni all’avanguardia il reparto di terapia neonatale del Policlinico di Borgo Roma. “In quella circostanza mi trovai di fronte ad una realtà che mi era sconosciuta – racconta Tavella. – Per ammissione degli stessi medici molti neonati prematuri avrebbero avuto più possibilità di sopravvivere se il reparto fosse stato dotato di apparecchiature moderne. Ne parlai a Zanotto e ne rimase molto colpito.” Di quell’episodio si ricorda bene anche la signora Giovanna Zanotto. “Anche in quell’occasione mio marito diede dimostrazione della sensibilità verso i deboli che faceva parte della sua natura e della sua impostazione spirituale. – rammenta – L’infanzia è il futuro di una società ma va difesa e tutelata. Giorgio non avrebbe mai potuto restare sordo all’appello che veniva dai più piccoli. “ Ora che la maternità e la neonatologia si sono trasferite nel nuovo padiglione a Borgo Trento, che diventerà nell’arco di breve tempo Ospedale della Donna e del Bambino, l’attenzione della Fondazione che di Giorgio Zanotto ha raccolto l’eredità spirituale si è focalizzata su un percorso di sostegno alla genitorialità per le famiglie di bambini prematuri. “Un abbraccio che fa crescere”, prevede una prima fase di formazione degli operatori, attraverso l’organizzazione di corsi indirizzati al personale medico ed infermieristico dei reparti di Terapia Intensiva. A questa fa seguito una seconda fase di sensibilizzazione dei genitori, a cui si insegna ad utilizzare la fascia lunga porta bebè in reparto. I reparti di Terapia Intensiva sono stati infatti forniti di fasce lunghe Mammarsupio Biosoft (creata appositamente per portare i bambini prematuri) in numero pari ai posti letto disponibili. La fascia aiuta i genitori a sperimentare una piccola forma di autonomia negli spostamenti (per chi non è più monitorato perché in fase pre-dimissione) e aiuta i genitori a prendere confidenza con uno strumento che una volta tornati a casa potrà aiutarli nella gestione della quotidianità. La fascia, strumento che sembra semplicemente “pratico”, diventa in realtà uno strumento relazionale che aiuta bambino e genitori a superare lo shock della nascita prematura e a recuperare il contatto di cui sono stati precocemente privati. Ai genitori è inoltre garantito, nei reparti, il sostegno mirato di operatori ospedalieri e di pedagogiste che forniscono la supervisione al progetto. Una volta dimesso il bambino, ai genitori viene data una fascia nuova identica a quella utilizzata in reparto. Il successo di questo progetto (che ha avuto il patrocinio della Socetà Italiana di Neonatologia e il riconoscimento di Sodalitas Social Innovation) sta conducendo a diffondere questa buona pratica in altre Unità di Terapia Intensiva Neonatale. Realizzato per la prima volta nel 2011 grazie ad un cofinanziamento di Regione Lombardia presso l’Ospedale Buzzi di Milano e l’Ospedale del Ponte di Varese, Un abbraccio che fa crescere è stato poi replicato in altri ospedali ed è tuttora in corso, oltre che a Verona, presso la Clinica Mangiagalli di Milano, nelle quattro terapie intensive neonatali della città di Torino e presso l’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza. Rassegna Stampa L’Arena 7 novembre 2013 AR15 Verona Fedele 15 dicembre 2013