Scienza e fede. Osservando i confini dell'universo
La Fondazione Giorgio Zanotto e il Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto sono lieti di invitarLa all’incontro “SCIENZA E FEDE. Osservando i confini dell’universo” che si terrà mercoledì 8 maggio 2013 ore 20,45 presso la sala Auditorium della Gran Guardia (Piazza Bra – Verona). L’evento è svolto in collaborazione con la Banca Popolare di Verona e patrocinato dal Comune di Verona. Ingresso libero fino a esaurimento posti. L’osservazione del cielo ha generato la poesia, la filosofia e la scienza, tutte figlie dell’instancabile desiderio degli uomini. Ciò che in origine era unito, oggi è spesso diviso da sterili contrapposizioni tra sapere e credere, tra cuore e ragione, tra fede e scienza. Ma il cuore dell’uomo è assetato di verità e di bellezza e non cessa di contemplare, di stupirsi e di interrogarsi di fronte al mistero dell’Universo.
Marco Bersanelli
Ordinario di Astronomia e Astrofisica e direttore della Scuola di Dottorato in Fisica presso l’Università degli Studi di Milano. Si occupa di cosmologia, in particolare di misure del fondo cosmico di microonde (CMB), la prima luce dell’universo. E’ stato visiting Scholar al Lawrence Berkeley Laboratory, University of California e ha partecipato a due spedizioni scientifiche alla base Amundsen-Scott al Polo Sud. E’ fra i principali responsabili scientifici della missione spaziale Planck dell’ESA, lanciata nel 2009, dedicata a misure ad alta precisione della CMB e all’astrofisica millimetrica. E’ Instrument Scientist e Deputy PI del Low Frequency Instrument, uno dei due strumenti a bordo di Planck. Dal 2011 fa parte della Delegazione Italiana nel Science Programme Committee dell’ESA. Introduce Francesca Monti, docente di Fisica, Università di Verona Coordina Carlo Bortolozzo Presidente Centro Culturale Foto di Antonella Anti Comunicato stampa post evento – di Anna Ortolani
Scienza e fede, per l’astrofisico Bersanelli tendono entrambe alla verità
“La ricerca scientifica mette in luce la natura della realtà come mistero: vi stabilisce un rapporto, ma sfugge alla comprensione completa della ragione. Come se ogni nostra conoscenza o conquista rimandasse inesorabilmente a un oggetto ultimo e nascosto. La conoscenza scientifica è una manifestazione di quella inguaribile tendenza dell’uomo a domandarsi il “perché” delle cose, mai sazio di risposte parziali.” Un’affermazione forte, soprattutto se a dirlo è uno scienziato come Marco Bersanelli, ordinario di Astronomia e Astrofisica all’Università di Milano, tra i responsabili scientifici della missione PLANCK dell’Agenzia Spaziale Europea, relatore dell’incontro sul rapporto tra Scienza e fede organizzato in Gran Guardia dalla Fondazione Giorgio Zanotto e dal Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto. Introdotto dalla professoressa Francesca Monti, docente di Fisica dell’Università di Verona, Bersanelli ha spiegato con una serie di suggestive slides che Planck “vede” la luce primordiale, i fotoni originati nei primi istanti della storia cosmica, che sono rimasti accoppiati alla materia per i successivi 380 mila anni. Oggi, a quasi 14 miliardi di anni dal Big Bang dopo che si sono formate galassie, stelle, sistemi planetari, vita e autocoscienza, quella luce primordiale è ancora presente, come un debole segnale elettromagnetico, che l’espansione ha trasferito dalle lunghezze d’onda del visibile a quelle delle microonde. Osservando il fondo cosmico di microonde, quindi, è possibile ricostruire un’immagine dell’universo di 14 miliardi di anni fa. “Nel rapporto dell’uomo con l’universo – afferma il professor Bersanelli – emerge la consapevolezza della nostra piccolezza e sproporzione, e anche del fatto che ciò che ci è dato conoscere è quasi un lusso, perché, come per l’arte o la poesia, noi potremmo sopravvivere anche senza. Col passare del tempo cresce la coscienza della nostra ignoranza, ma cresce anche l’ammirazione per quel poco che si comprende. Divulgare significa andare al cuore di ciò che muove l’interesse di chi ricerca, – continua Bersanelli – perché lì ci sarà qualcosa di interessante e comunicabile a tutti, qualcosa che ha un senso e una bellezza per tutti. La ricerca scientifica ha il suo seme e le sue radici profonde nel senso religioso e nell’esigenza umana di soddisfazione e di senso. Fede e autentica scienza tendono entrambe alla verità, cioè entrambe tendono a qualcosa di reale, sebbene per vie diverse e con diversi metodi. Come scienziati è interessante notare, d’altra parte, che proprio dalla scienza nascono delle domande nuove; in un certo senso, si pongono interrogativi che provengono dall’esperienza del reale secondo quel metodo particolare che la scienza è in grado di utilizzare. Per esempio, che oggi la scienza sperimentale, attraverso lo studio dell’infinitamente grande o dell’infinitamente piccolo, sia ancora in grado di conoscere qualcosa di nuovo non è ovvio, non è scontato. La realtà continuamente ci mostra il suo lato “inarrivabile”, perché ogni punto di arrivo coincide sempre con un’ulteriore domanda. Si può dire – ha concluso – che attraverso la conoscenza scientifica (in quanto ci fa vedere la realtà fisica sotto punti di vista più profondi) è come se noi apprezzassimo ancora di più l’universo quale segno del Creatore.” Rassegna stampa AR17 L’Arena 7 maggio 2013 AR13 L’Arena 8 maggio 2013 PER VEDERE IL VIDEO DELL’EVENTO CLICCA QUI