Amor fati e il senso della vita

L’incontro è stato patrocinato dall’ateneo scaligero e dal Comune, e si colloca nell’ambito delle quattro giornate di Studio del Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana – Opera Don Calabria, che hanno ricevuto l'accredito della facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Verona.
Lo spunto è stato fornito dal tema dell’ultimo libro di Marcello Veneziani: Amor fati. La vita tra caso e destino, scaturito da una riflessione appassionata sul destino, il caso e la provvidenza, alla ricerca di un disegno intelligente di vita nell’epoca attuale, che ne appare priva, dominata com’è dalla tecnica e dall'economia.
Amor fati affronta il bisogno di senso e di sacro in un tempo che ha perduto il passato e il futuro, ingoiati dal presente. I n un'epoca fondata sull'agito ergo sum, Marcello Veneziani definisce l’Amor fati la serenità degli inquieti.
Nei capitoli del libro l’autore affronta di volta in volta il destino dei popoli e il declino della storia, l'importanza del gioco e la solitudine globale, in un percorso animato da un amore metafisico per la realtà.
Con Marcello Veneziani hanno dialogato Giuseppe Perazzolo, storico dell’Opera Don Calabria, scrittore e collaboratore alla cattedra di Storia della Pedagogia all’Università di Verona, e Carlo Bortolozzo, Presidente del Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto e saggista letterario, collaboratore di varie riviste e associazioni culturali, che lo hanno sollecitato su alcuni punti.

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“Oggi – ha affermato Veneziani – abbiamo tutto, meno il senso della vita. Ci limitiamo a viverla al massimo delle sue possibilità, in modo a volte parossistico, senza farci domande sul perché viviamo. I quesiti sul destino e la provvidenza sono stati abbandonati in nome della libertà, che è la base del pensiero moderno. E per la prima volta avvertiamo un cortocircuito di spazio e tempo, che produce sradicamento, e «attimismo», cioè scomparsa del passato e del futuro nell’attivismo del presente. Ma liberandoci dalla pesante cappa del destino – continua – abbiamo congedato un cupo tiranno per affidarci ad un altro ancora più capriccioso che è il caso, e tutto questo in nome della ragione. Il paradosso è che liberarci dal destino ci ha lasciati in balìa del caso, salvo poi ricorrere alla superstizione dei segni zodiacali, degli oroscopi e della scaramanzia, che tradisce il bisogno di stabilire un nesso tra ciò che siamo e facciamo e i movimenti cosmici, tra la nostra vita e le vite di altri uomini. Senso del destino è invece senso degli uomini e del tempo – aggiunge – è scommettere che non siamo il frutto di una combinazione casuale ma parte di un disegno.”
Veneziani ripercorre le tappe della filosofia, tenta di superare Nietzsche e il nichilismo, riallacciandosi ai classici e alla tradizione neoplatonica, approdando ad un Amor fati che è antidoto al fatalismo contemporaneo, che accoglie l'essere nel suo accadere, facendo convergere libertà e destino.
“Sul piano pratico – specifica – Amor Fati significa accettare la vita, i propri limiti e le proprie responsabilità. Non è rinuncia a scegliere ma libertà di scegliere, dando un significato alla propria storia, accettando l’idea di un disegno intelligente di vita.” Ma nel libro Veneziani volutamente non si interroga sull’autore del disegno: si ferma alle soglie della ragione, oltre cui c’è la scommessa della fede.
E sollecitato sul destino come provvidenza, il giornalista scrittore spiega: “Fatico a vedere l’intervento incessante di Dio nelle vicende storiche. Forse va immaginata una provvidenza minore, quella operata dagli angeli e i santi. Ma – conclude – il senso del sacro appartiene alla nostra vita soprattutto quando ne avvertiamo la mancanza ed è da questo senso di incompletezza che dobbiamo partire, da questa necessità di qualcosa che ci porti oltre la nostra finitudine.”