Terzo settore, realtà in crescita e opportunità di lavoro
In Italia il terzo settore fornisce il 4,7% dell'occupazione del paese. Nel 2001 era il 3%, segno di una crescita quantitativamente rilevante e di un dinamismo che meritano più di una riflessione. Il dato è infatti paragonabile a quello del settore della finanza e delle assicurazioni e quindi di assoluto rilievo per il sistema economico italiano. Tale considerazione, unitamente al fatto che in Italia il terzo settore è ancora tra i meno sviluppati in Europa, induce a ritenere che la crescita del comparto possa dare un apporto significativo alla creazione di nuovi posti. Un contributo in questo senso viene dalla ricerca sull'occupazione nel terzo settore realizzata dalla Fondazione Pastore per conto della Fondazione Giorgio Zanotto e promossa da ARGIS, Associazione di Ricerca per la Governance dell'Impresa Sociale. L'obiettivo della Fondazione Zanotto è l'individuazione delle opportunità di formazione, impiego e crescita professionale nell'universo del not for profit, in particolar modo per i giovani.
La ricerca conferma che i lavoratori occupati nel terzo settore hanno una sensibilità sociale generalmente superiore a quella degli occupanti in altre organizzazioni. Inoltre il livello di soddisfazione ha valori elevati, con una sostanziale indipendenza tra il salario e il grado di appagamento. Infine le ricerche confermano che una caratteristica delle organizzazioni del terzo settore che influenza il grado di soddisfazione dei lavoratori è costituita dalla maggior equità, effettiva e percepita delle strutture retributive e organizzative. Tuttavia gli equilibri raggiunti da queste organizzazioni sono relativamente fragili, poiché dipendono dall'offerta di lavoratori con motivazioni coerenti ai mix di incentivi offerti e dalla capacità delle organizzazioni del terzo settore di conservare nel tempo l'equità delle strutture retributive e delle procedure amministrative. L'esito delle ricerche ha anche messo in luce come, nell'attuale contesto di regolazione del welfare, il volontariato non sia adeguatamente considerato e questo provoca una modificazione delle organizzazioni del terzo settore. Esse trovano una crescente difficoltà a mantenere le loro caratteristiche peculiari di organizzazioni produttrici di solidarietà sociale e non solo di output. La sfida è perciò saper coniugare solidarietà sociale e "capacità produttiva".
E' necessario un passo avanti di tipo culturale, verso un'immagine del settore che superi l'opzione romantico-volontaristica per giungere ad una visione professionale-imprenditoriale finalizzata allo sviluppo locale. Perché ciò accada, il non profit deve essere capace di superare l'immagine di sé come settore "terzo", stampella dello Stato in crisi finanziaria e rimedio alle storture del mercato. La terzietà del settore deve essere innanzitutto legata ad un'autonomia strategica che ne faccia un partner paritetico tanto delle amministrazioni pubbliche quanto degli attori for profit.
A sottolineare l'importanza del non profit, volano di potenziale sviluppo del mercato del lavoro, è anche Giulio Sapelli, presidente di ARGIS (ma anche docente di storia economica e analisi culturale dei processi organizzativi all'Università di Milano,
ricercatore emerito della Fondazione Eni Enrico Mattei, per nove anni consigliere d'amministrazione Eni, già presidente della Fondazione Montepaschi di Siena, autore del libro per la Einaudi dal titolo "Coop – il futuro dell'impresa cooperativa"), il quale rimarca che in Italia si può fare molto per accreditarne il ruolo.
Al di là delle percentuali, secondo Gianfranco Negri-Clementi, vicepresidente con Alberto Salsi di ARGIS (ma anche avvocato milanese fondatore dello studio legale associato Nctm), si assiste ad un'implementazione di interventi di carattere associazionistico privato anche in servizi pubblici, ma le iniziative non profit, che riportano al centro la persona umana, hanno bisogno di essere gestite in maniera efficiente, attraverso la creazione di avanzate metodiche di gestione e controllo. Ed è in questo contesto, prosegue l'Avv. Carlo Fratta Pasini, che la Fondazione Giorgio Zanotto è ben lieta di contribuire al sostegno e alla realizzazione di iniziative volte a favorire, da un lato, nuova occupazione, e dall'altro una continua opera di valorizzazione del territorio e delle sue radici.
La realtà veneta
Il Censimento generale del 2001 ha calcolato in circa 50.000 il numero complessivo dei lavoratori del non profit veneti, pari al 2,5% del totale degli occupati italiani. Di questi l'83,8% erano dipendenti e il 15,6% collaboratori, un dato leggermente inferiore rispetto alle medie nazionali. Per quanto riguarda i dati più recenti sul Veneto, un fortissimo aumento si è avuto dal 2001 al 2005 all'interno delle fondazioni (+75%) nonostante la crescita del settore in termini di organizzazioni attive sia stata più ridotta rispetto alla media nazionale (+ 45,3% dal 2001 al 2005, contro il + 56,8% nazionale). La crescita nell'ambito della cooperazione sociale (servizi di assistenza socio sanitaria, educativi, di inserimento lavorativo di persone svantaggiate ecc.) si è attestato a un + 36,1%, al di sotto rispetto alla crescita media nazionale.
Verona, 17 marzo 2008
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