Aldo Tavella
Compiuti gli studi presso l'Accademia Cignaroli di Verona, ne divenne prima docente e poi Direttore. Ed è sotto la direzione di Aldo Tavella che l'Accademia ottiene nel 1985 il riconoscimento statale.
Con una produzione amplissima ed eclettica colorata di ottimismo e naturalezza, Tavella, "questo bambino di 95 anni", ci offre ancora oggi un'immagine di pittore che travalica il tempo, con un entusiasmo ed uno spirito polemico, estroso ed accattivante: basta entrare nella sua casa, i quadri sono dappertutto, negli armadi, in cucina, in ogni dove, in un perfetto disordine d'autore.
Ugo Ronfani, in occasione di una mostra dedicata a Tavella alla Gran Guardia di Verona, presentava l'iniziativa come «un evento che celebra e premia la longevità operosa e l'onestà intellettuale di un pittore che ha attraversato il secolo senza oziose o vanitose distrazioni, tenendo gli occhi bene aperti su quanto di nuovo offriva il panorama italiano ed europeo delle arti figurative, ma badando soprattutto ad essere se stesso, ad ascoltare le voci di dentro di una vocazione di nativa naturalezza, restando prodigiosamente giovane nell'incalzare dell'età, dunque un evento che esce decisamente dalla cerchia locale».
Iean Piot, nella sua pubblicazione "Aldo Tavella – tra mito e realtà" evidenzia come «Tavella ha sempre saputo che la fedeltà al vero non è un limite culturale, un pericolo di restare arretrati, di avvilupparsi ancora alle nostalgie naturalistiche e post impressionistiche, ma il più delle volte, lo specchio di una profonda verità interiore. Senza ciò – dice spesso Vasari – l'arte sarebbe caduta come un corpo umano».
Remo Brindisi, in un breve commento di alcune opere di Aldo Tavella, scriveva: «Sono dell'opinione che, grazie ad un tessuto plastico del colore, il suo quadro riesce ad essere suggestivo per una particolare luce, che dall'impasto pittorico, scaturisce in una analisi segreta sugli oggetti, più che sui paesaggi e le figure. D'impostazione tradizionale, il suo quadro avverte, delle volte, angolazioni culturali più aggiornate».
Licisco Magagnato: «Tavella resta fedele al fondo vero della sua cultura: l'esperienza artigianale, la spontanea sapienza del mestiere del decoratore che ha un tempo esercitato l'intonazione delle sue opere è costantemente in chiave giusta, proprio il suo innato senso di un rapporto cromatico unitario che deve legare la parte al tutto, in un equilibrio che costituisce l'amalgama meditato dei vari elementi. […] Da un punto di vista compositivo, i dipinti di Tavella sono gremiti e densi, quasi li ispirasse un "horror vacui" di ascendenza popolare; mazzi di fiori compatti, come ghirlande di fiori secchi, tessiture strettamente intrecciate come i ricami dei cuscini della nonna, tinte spente e corpose segnate da velature e graffiti che sembrano esaltarne la matericità. Questo tormentato lavorio sul tessuto pittorico, si accompagna talora ad un altrettanto arrovellato sovrapporsi a strati ed incastri di immagini, in una ricerca di sintesi narrative e simboliche condotte sul filo della memoria, in una chiave che risale a modi del liberty, ma anche a murales ed illustrazioni popolari sudamericane e specialmente messicane».
Diceva Blaise Pascal nei suoi Pensieri: «Quando un discorso dipinge con naturalezza una passione o un effetto, ritroviamo in noi stessi la verità di ciò che esso intende dire, la quale verità non sapevamo che già fosse in noi; di modo che siamo portati ad amare chi ce lo fa sentire: poiché costui non ha fatto mostra di un bene suo, ma del nostro; e così questo beneficio ce lo rende caro, oltre al fatto che questa comunione d'intelligenza che abbiamo con lui inclina necessariamente il cuore ad amarlo».
Ecco, questo pensiero di Pascal può ben rappresentare tutto ciò che la pittura di Tavella ha significato e trasmette a tutti coloro che apprezzano la qualità dell'arte nella semplicità.