Educ@tamente informatica: a gennaio andremo Nel regno di Si Piuh
Educ@tamente informatica vuole innovare i programmi di informatica per bambini in modo tale che coinvolgano anche i genitori attraverso l’uso di manuali che non siano dei semplici adattamenti dei manuali per adulti, ma che seguano un percorso pedagogico adatto appositamente studiato.
L’importanza del gioco reciproco fra insegnanti e allievi è un punto chiave anche per gli studenti affetti da disabilità o da handicap. Per questo la traduzione dei contenuti dell’informatica in racconti e immagini può essere una vera sfida, che potrebbe contribuire ad aiutare chi si occupa di handicap.
Un aspetto particolarmente importante e gratificante sul progetto è l'articolo One step further the ACM K-12 final report. A proposal for Level 1: computer organization for K-8, scritto dal responsabile del progetto Giovanni Michele Bianco e dalla Prof.ssa Simonetta Tinazzi, che è stato accettato alla prestigiosissima conferenza di Computer Science Education, ITiCSE.
Tale consesso internazionale è il più prestigioso e autorevole momento di discussione mondiale per l'insegnamento dell'informatica con particolare riguardo agli aspetti pedagogici.
L'articolo accettato propone modalità innovative, che sono state molto apprezzate dagli autorevoli revisori internazionali, per l'educazione informatica rivolta ai bambini; tali modalità sono parimenti valide anche per soggetti diversamente abili. In particolare, l'articolo propone l'informatica come narrazione, fantasia, collaborazione fra pari, immaginazione, auto-immedesimazione ed esplorazione al fine di fornire ai bambini quegli elementi fondamentali per muoversi facilmente entro "il loro mondo". Elementi che sono presenti dall'età di due anni fino alla prima pre-adolescenza, e anche oltre.
Gli eminenti professori di Università internazionali, revisori dell'articolo, hanno richiesto che vi fosse la presentazione di un filmato durante il congresso al fine di testimoniare le metodologie descritte nell'articolo. Il filmato contenente le modalità di insegnamento e di interazione con i bambini (di 7 anni di età) è stato effettuato presso la II classe della Scuola Elementare L. Da Vinci di Bussolengo nel mese di giugno 2006.
Dalla prefazione del libro:
«Questo libro è l’incontro tra due culture: quella tecnica, in particolare l’informatica, e quella umanistica, in particolare la pedagogia. Esso, tuttavia, non è né un manuale di Informatica né di Pedagogia generale: ce ne sono in commercio molti e molto ben fatti. È, invece, il tentativo di mettere in luce un problema molto serio del modo di educare e di fare scuola: sebbene, infatti, l’insegnamento dell’informatica (o la Computer Science, internazionalmente parlando) sia considerato una priorità irrinunciabile nella maggior parte dei paesi del mondo, i curricoli, ovvero l’elencazione degli argomenti e i metodi per veicolarli, non sembrano appropriati per il mondo dei bambini.
I bambini, infatti, hanno bisogno di linguaggi specifici, di modelli propri, di metodi particolari di presentazione dei contenuti. E per mettere in atto ciò, occorre partire dapprincipio, ma non limitatamente, dagli educatori. Nell’insegnamento di Informatica che ho tenuto nel Corso di Laurea di Scienze dell’Educazione della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Ateneo di Verona, ho tentato di impostare un modo nuovo di trasmettere i contenuti ai futuri educatori (in particolare dei bambini, ma anche degli anziani, dei soggetti diversamente abili, di chiunque gli educatori incontrino nel loro agire). La Scienza dei Computer, perché di Scienza si tratta, quando si rivolge ai bambini può essere trasmessa con un particolare occhio di riguardo alla creatività e all’immaginazione. A cominciare dal primo dei passi possibili: spiegare la scatola magica dal nome di PC.
Le innovazioni nei programmi di informatica per bambini coinvolgono anche i genitori. Essi supportano l’apprendimento dei loro bambini e ragazzi a casa e la presenza di buone guide e buoni libri, che non siano dei semplici adattamenti di materiale già esistente (e spesso complesso) e che seguano un percorso pedagogico adatto, è pertanto assolutamente necessaria.
Importante è anche l’interazione educativa fra insegnanti e allievi che è ancora di là da essere completamente compresa, in particolare per gli studenti affetti da disabilità. Una vera sfida: solitamente i contenuti dell’informatica per bambini con bisogni educativi speciali non sono prioritariamente considerati. Ciò allarga ulteriormente il divario con i bambini normo-dotati, frapponendo barriere a barriere: da quelle sociali a quelle culturali, per finire con quelle tecnologiche. La speranza è che la traduzione dei contenuti dell’informatica in racconti e immagini contribuisca ad aiutare chi si occupa di diverse abilità». (G.M. Bianco)